Un anno fa partiva la campagna #IoCamminoInItalia, lanciata per sostenere i cammini italiani e gli operatori del turismo a piedi e in bicicletta. Dodici mesi in cui lo “slow travel” è diventato una pratica sempre più diffusa
Poco più di un anno fa, con un articolo sul sito del Movimento Lento, lanciavamo l’idea della campagna #IoCamminoInItalia. L’incubo della pandemia era appena iniziato, ma era già chiaro che avrebbe sconvolto le nostre vite. Era evidente che oltre al dramma della perdita di vite umane il Covid-19 avrebbe portato con sé una crisi economica senza precedenti che avrebbe colpito molti settori, tra cui il turismo.
Nel giro di poco tempo si creò un vasto sostegno alla campagna: varie associazioni aderirono ufficialmente, moltissimi appassionati si iscrissero al gruppo Facebook, Paolo Piacentini, referente dei cammini al Ministero per i Beni Culturali e Turismo propose di aggregare attorno alla “bandiera” #IoCamminoInItalia le principali realtà attive nel mondo dei cammini. Si crearono gruppi di lavoro che per alcuni mesi collaborarono con passione condividendo l’obiettivo di migliorare la qualità, l’accessibilità e la notorietà dei cammini e del camminare, i media dedicarono una grande attenzione al tema.
La stagione estiva, l’ottimismo derivante dall’attenuarsi della virulenza del Covid, la voglia di reagire alla prolungata clausura, durante la quale la stragrande maggioranza degli italiani aveva compreso con chiarezza quanto fosse importante e bello un gesto semplice come camminare, portarono alla “pacifica invasione” dei sentieri. Decine di migliaia di persone che non avevano mai camminato in natura si avvicinarono alla pratica dell’escursionismo, molti nuovi viandanti si cimentarono per la prima volta in un viaggio zaino in spalla lungo un cammino italiano. Ovviamente il boom del camminare non fu provocato dalla campagna #IoCamminoInItalia, ma mi piace pensare che le tante persone che dedicarono tempo ed energie al progetto abbiano dato un contributo importante a questo risultato, almeno dal punto di vista simbolico e culturale.
L’autunno ha portato con sé la doccia fredda di una seconda ondata, più grave e molto più lunga della prima, l’inverno è stato più gelido che mai, non solo in senso climatico, e il futuro appare nebuloso. Anche nel 2021 gli arrivi dai paesi stranieri rischiano di essere ridotti al lumicino, e questo non potrà far altro che aggravare la crisi delle imprese turistiche, delle guide e degli operatori di settore.
In questo contesto, in una situazione così grave, penso che sia più che mai importante sostenere il turismo “slow”. Un turismo responsabile, sostenibile, che ha portato e tornerà a portare sviluppo sano e benessere diffuso in molte zone poco conosciute del nostro Paese.
Come possiamo affrontare una sfida così ambiziosa?
Cambiando radicalmente il nostro approccio, costruendo reti, all’interno delle quali condividere conoscenze, competenze, esperienze, buone pratiche. Facendo un passo indietro quando serve per lasciare spazio a chi lo merita.
Nel mondo che verrà, dopo la catastrofe che stiamo attraversando, il settore del turismo “lento” non sarà più una nicchia, ma un modo di viaggiare sempre più diffuso, ci sarà posto per tutti. A patto che si costruiscano proposte adeguate, competitive sul mercato nazionale e internazionale.
Per questo motivo nei prossimi mesi il Movimento Lento s’impegnerà a diffondere il più possibile saperi e conoscenze, tecnologie e buone pratiche. Ci concentreremo sulle attività di informazione e formazione, su una comunicazione che punti alla divulgazione di contenuti di qualità più che ai like. Vogliamo sostenere gli operatori turistici in difficoltà condividendo le nostre competenze e aiutandoli ad avere visibilità.
Cercheremo di interpretare e costruire il “turismo lento che verrà”, che secondo noi non sarà legato solo ai grandi itinerari come scopo del viaggio, ma al camminare o all’andare in bicicletta come mezzi ideali per scoprire i territori alla giusta velocità e riconnetterci con la natura, con gli altri, con noi stessi.
Non possiamo e non vogliamo farlo da soli: per questo motivo da tempo lavoriamo in rete con altre aziende, associazioni e professionisti che condividono i nostri valori e i nostri obiettivi, e cercheremo di allargare la collaborazione a nuove realtà.
Cosa faremo concretamente?
- distribuiremo gratuitamente sul nostro nuovo portale nuovoml.movimentolento.net itinerari di qualità tracciati in tutta Italia da noi e da altri colleghi e volontari che aderiranno al progetto, utilizzando le nostre piattaforme e collaborando con partner tecnologici di primo piano, in Italia e all’estero;
- proseguiremo con le attività della Scuola del Movimento Lento, organizzando webinar e corsi di formazione per condividere i “segreti del mestiere” con chi vuole imparare a tracciare itinerari a piedi e in bicicletta e a costruire esperienze di turismo slow;
- sosterremo i gestori di strutture di accoglienza che vogliono ospitare i viaggiatori a piedi e in bicicletta, condividendo con loro esperienze e buone pratiche per aiutarli a costruire offerte a tema;
- proseguiremo la nostra collaborazione con i principali Enti di promozione turistica e con le amministrazioni locali, cercando di costruire insieme a loro esperienze di valore.
Vogliamo contribuire alla costruzione di un nuovo modo di fare turismo, più sano, consapevole e al passo con i tempi. Sappiamo di essere gocce nel mare: ci vorrà ben altro per riprendersi dalla crisi che stiamo attraversando. Ma noi sappiamo fare questo, questo possiamo condividere, e speriamo in questo modo di poter essere d’aiuto a qualcuno.
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Alberto
Un anno fa partiva la campagna #IoCamminoInItalia, lanciata per sostenere i cammini italiani e gli operatori del turismo a piedi e in bicicletta. Dodici mesi in cui lo “slow travel” è diventato una pratica sempre più diffusa.
Poco più di un anno fa, con un articolo sul sito del Movimento Lento, lanciavamo l’idea della campagna #IoCamminoInItalia. L’incubo della pandemia era appena iniziato, ma era già chiaro che avrebbe sconvolto le nostre vite. Era evidente che oltre al dramma della perdita di vite umane il Covid-19 avrebbe portato con sé una crisi economica senza precedenti che avrebbe colpito molti settori, tra cui il turismo.
Nel giro di poco tempo si creò un vasto sostegno alla campagna: varie associazioni aderirono ufficialmente, moltissimi appassionati si iscrissero al gruppo Facebook, Paolo Piacentini, referente dei cammini al Ministero per i Beni Culturali e Turismo propose di aggregare attorno alla “bandiera” #IoCamminoInItalia le principali realtà attive nel mondo dei cammini. Si crearono gruppi di lavoro che per alcuni mesi collaborarono con passione condividendo l’obiettivo di migliorare la qualità, l’accessibilità e la notorietà dei cammini e del camminare, i media dedicarono una grande attenzione al tema.
La stagione estiva, l’ottimismo derivante dall’attenuarsi della virulenza del Covid, la voglia di reagire alla prolungata clausura, durante la quale la stragrande maggioranza degli italiani aveva compreso con chiarezza quanto fosse importante e bello un gesto semplice come camminare, portarono alla “pacifica invasione dei sentieri”. Decine di migliaia di persone che non avevano mai camminato in natura si avvicinarono alla pratica dell’escursionismo, molti nuovi viandanti si cimentarono per la prima volta in un viaggio zaino in spalla lungo un cammino italiano. Ovviamente il boom del camminare non fu certo provocato dalla campagna #IoCamminoInItalia, ma mi piace pensare che le tante persone che dedicarono tempo ed energie al progetto abbiano dato un contributo importante a questo risultato, almeno dal punto di vista simbolico e culturale.
L’autunno ha portato con sé la doccia fredda di una seconda ondata, più grave e molto più lunga della prima, l’inverno è stato più gelido che mai, non solo in senso climatico, e il futuro appare nebuloso. Anche nel 2021 gli arrivi dai paesi stranieri rischiano di essere ridotti al lumicino, e questo non potrà far altro che aggravare la crisi delle imprese turistiche, delle guide e degli operatori di settore.
In questo contesto, in una situazione così grave, penso che sia più che mai importante sostenere il turismo “slow”. Un turismo responsabile, sostenibile, che ha portato e tornerà a portare sviluppo sano e benessere diffuso in molte zone poco conosciute del nostro Paese.
Come possiamo affrontare una sfida così ambiziosa?
Cambiando radicalmente il nostro approccio, costruendo reti, all’interno delle quali condividere conoscenze, competenze, esperienze, buone pratiche. Facendo un passo indietro quando serve per lasciare spazio a chi lo merita.
Nel mondo che verrà, dopo la catastrofe che stiamo attraversando, il settore del turismo “lento” non sarà più una nicchia, ma un modo di viaggiare sempre più diffuso, ci sarà posto per tutti. A patto che si costruiscano proposte adeguate, competitive sul mercato nazionale e internazionale.
Per questo motivo nei prossimi mesi il Movimento Lento s’impegnerà a diffondere il più possibile saperi e conoscenze, tecnologie e buone pratiche. Ci concentreremo sulle attività di informazione e formazione, su una comunicazione che punti alla divulgazione di contenuti di qualità più che ai like. Vogliamo sostenere gli operatori turistici in difficoltà condividendo le nostre competenze e aiutandoli ad avere visibilità.
Cercheremo di interpretare e costruire il “turismo lento che verrà”, che secondo noi non sarà legato solo ai grandi itinerari come scopo del viaggio, ma al camminare o all’andare in bicicletta come mezzi ideali per scoprire i territori alla giusta velocità e riconnetterci con la natura, con gli altri, con noi stessi.
Non possiamo e non vogliamo farlo da soli: per questo motivo da tempo lavoriamo in rete con altre aziende, associazioni e professionisti che condividono i nostri valori e i nostri obiettivi, e cercheremo di allargare la collaborazione a nuove realtà.
Cosa faremo concretamente?
- distribuiremo gratuitamente sul nostro nuovo portale nuovoml.movimentolento.net itinerari di qualità tracciati in tutta Italia da noi e da altri colleghi e volontari che aderiranno al progetto, utilizzando le nostre piattaforme e collaborando con partner tecnologici di primo piano, in Italia e all’estero;
- proseguiremo con le attività della Scuola del Movimento Lento, organizzando webinar e corsi di formazione per condividere i “segreti del mestiere” con chi vuole imparare a tracciare itinerari a piedi e in bicicletta e a costruire esperienze di turismo slow;
- sosterremo i gestori di strutture di accoglienza che vogliono ospitare i viaggiatori a piedi e in bicicletta, condividendo con loro esperienze e buone pratiche per aiutarli a costruire offerte a tema;
- proseguiremo la nostra collaborazione con i principali Enti di promozione turistica e con le amministrazioni locali, cercando di costruire insieme a loro esperienze di valore.
Vogliamo contribuire alla costruzione di un nuovo modo di fare turismo, più sano, consapevole e al passo con i tempi. Sappiamo di essere gocce nel mare: ci vorrà ben altro per riprendersi dalla crisi che stiamo attraversando. Ma noi sappiamo fare questo, questo possiamo condividere, e speriamo in questo modo di poter essere d’aiuto a qualcuno.
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Alberto